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Federico Brambilla: Exeed? Una società, una famiglia | Intervista

Lo scorso venerdì siamo stati ospiti degli Exeed Esports presso la Local Host di Casoria, in occasione della presentazione del team di Fortnite 2019. Durante tale evento, l’organizzazione neroviola ha presentato il nuovo logo e le nuove divise che saranno indossate dai giocatori per la prossima stagione, nonché la sezione streaming.
Tra la folla di ragazzini in fila per  un selfie e un autografo, abbiamo avuto l’occasione di fare alcune domande a Federico Brambilla, Fondatore e CEO Exeed, il quale ci ha fornito un quadro sulla situazione attuale dell’organizzazione.

TGM: Anno nuovo, vita nuova?
Brambilla:
 Non esattamente. Più che altro è un continuo di ciò che è iniziato nei primi mesi dello scorso con il distacco della parte Esports (Exeed) da quella di produttrice di eventi (Prophecy).
Il vecchio logo ormai era datato, troppo poco caratteristico rispetto a quelle che sono le nostre esigenze. Quindi, con l’anno nuovo, abbiamo deciso di cambiare completamente linee e concentrarci su un qualcosa di più attuale, al passo con i tempi.

TGM: Un nuovo passo realizzato anche grazie all’arrivo del team di Fortnite.
Brambilla: Siamo stati fortunati e bravi ad anticipare i tempi. Eravamo pronti a concentrarci e, in un certo senso, a scommettere su un titolo che all’epoca stava per esplodere con una serie di annunci clamorosi per il settore.
Siamo stati forse i primi, a livello italiano, a credere in quello che è oggi Fortnite, assorbendo un bel gruppo e tenendolo il più unito possibile. Il roster non è soltanto un team competitivo, vogliamo che i ragazzi si relazionino il più possibile fra di loro, perché aiuta molto in quello che poi è il loro stile all’interno del gioco. Ecco perché nascono incontri settimanali tramite la rete e mensili in “real life”.
Sono convinto che più il gruppo è coeso maggiori sono le potenzialità che lo stesso può esprimere.

TGM: Ciò spiega anche l’apertura della sezione streaming?
Brambilla: L’obiettivo primario di Exeed era l’estero e, in un certo senso, continua ad esserlo. Però ci siamo resi conto che le vittorie realizzate nei titoli da noi supportati non avevano una fun-base sulla quale riversare i nostri traguardi, perché andavamo a competere con realtà molto più grosse della nostra e ben instaurate nei loro paesi di origine e anche perché la vittoria del singolo passa giustamente prima dal giocatore e poi alla squadra.
Abbiamo deciso quindi di puntare in Italia aprendo, per l’appunto, Fortnite e una sezione streaming dedicata al marchio. In quessto modo l’utenza si affezioni non solo al giocatore ma anche al team che rappresenta.

TGM: Quindi le sezioni storiche degli Exeed sono prossime alla chiusura?
Brambilla: No, anzi, rinnoviamo la nostra presenza sia in Tekken che in StarCraft e Hearthstone e ti posso anticipare che Ghirlanda sarà il nostro rappresentante al prossimo Tekken World Tour.
Il problema, principalmente, è che siamo in balia dei vari organizzatori, specie se si parla di Blizzard. Le novità apportate per le WCS e HCT ci impediscono di realizzare un programma riguardo gli eventi da partecipare e ciò comporta costi che purtroppo ci portano ad effettuare ridimensionamenti nei vari roster.

TGM: Hai detto che s’è fatto un passo indietro con il ritorno verso interessi nazionali, ma Exeed non ha mai avuto team all’interno delle Nationals o EIC. Come mai questa scelta?
Brambilla: Sarò sincero. Durante il periodo Prophecy avevamo un team di League of Legends che giocava in ESL Germania, formato da tre tedeschi, Demon (ora ai Qlash/Forge) e Brizz (Outplayed). Abbiamo raggiunto la promozione in serie A ma l’avventura è terminata causa mancata coesione tra le parti.
La scelta di non partecipare alle competizioni italiane è di natura prettamente economica. Exeed, prima di essere una famiglia, ragiona come una società a tutti gli effetti che deve generare ricavi e se deve investire su qualcosa deve farlo con cognizione di causa.
La partecipazione a tali eventi comporta un aggravio non indifferente che è difficile o impossibile riuscire a recuperare attraverso i premi o la visibilità da essi forniti o dai partner commerciali con lo stesso ente.
Per noi l’esport non è un hobby del wee end dove possiamo, in un certo senso, “investire dei soldi per il nostro divertimento”. Fin troppe volte tale pensiero si è concretizzato proprio in Italia e infatti tante realtà si trovano in condizioni difficili o sono sparite.

Altre info su Giuseppe Bortone

Nato in terra di lavoro (fiero di essere terraiuolo! ) cresciuto a pane, arcade e i programmi della Gialappa's (e ancora oggi li seguo) Nel corso degli anni una nuova passione è entrata nel suo percorso , la musica russa ( e non chiedete il perchè)

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