Lo SpeakingOut continua a creare macerie attorno al mondo del gaming e delle competizioni videoludiche.
Dopo le vicende che hanno coinvolto personalità del calibro di Redeye e team come i Method, la costola britannica del movimento MeToo continua la sua marcia.
Ad essere nell’occhio del ciclone è il mondo dei fighting games ed in particolar modo i protagonisti della scena di Smash Bros.
Nelle ultime giornate, sui vari social sono comparse denunce verso giocatori e personalità legale al titolo Nntendo.
Primi fra tutti Nairo,
Una dei giocatori più vincenti del circus è stato accusato da CapitanZack, il quale dichiara di essere stato molestato sessualmente durante il CEO Dreamland 2017.
Una situazione che il giocatore, che nel frattempo ha risolto il contratto con gli NRG, ha inizialmente smentito salvo poi ritornare sui suoi passi ammettendo l’accaduto.
https://twitter.com/NairoMK/status/1278710547354136576
Non solo Nairo, a finire sotto la gogna mediatica sono anche l’ex giocatore dei T1, Anti, i caster D1 e Cinnpie, quest’ultima accusata di aver avuto una relazione con un quattordicenne.
L’EVO che non si deve svolgere
Non solo Smash Bros, lo SpeakingOut ha portato conseguenze anche verso la più grande rassegna dedicata ai picchiaduro ossia l’EVO.
L’edizione 2020, trasportata sulla piattaforma online per le vicende COVID, è stata cancellata definitivamente a causa delle rinunce di case produttrici e giocatori.
Le denunce di molestie sessuali a carico di Joey Cuellar, CEO e creatore dell’evento, sono la causa portante di tutto ciò
Accuse che hanno portato al licenziamento dello stesso Cuellar, il quale è stato sostituito da Tony Cannon.
L’organizer ha deciso inoltre di rimborsare coloro che avevano già provveduto a versare la quota d’iscrizione dell’evento.
Infine l’EVO devolverà altri introiti ricevuti per questa edizione all’ente benefico Project Hope.
https://twitter.com/EVO/status/1278859734099963904