La figura dell’Esports Player sta diventando sempre più importante anche dal punto di vista lavorativo.
Attività che, ciol passar del tempo, richiede una maggiore tutela sia dal punto di legislativo che tributario/contributivo.
Una risposta a ciò è arrivata dalla Cina, nazione ormai considerata come una delle leader all’interno dell’universo videoludico.
Lo scorso 19 Febbraio, il Ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale ha completato l’iter per la classificazione della professione di Esports Player.
Processo iniziato nell’Aprile 2019, tale professione è stata ufficialmente riconosciuta assieme ad altre dodici, collegate all’ambiente tecnologico.
Un grosso obiettivo raggiunto da parte delle 5000 società e dei oltre 150.000 giocatori presenti in Cina.
Il Ministero ha definito anche le modalità per cui si possono ottenere privilegi dal punto di vista fiscale e legale.
La professione di Esports Player sarà strutturata su cinque livelli, dal livello dilettantistico a quello di caratura internazionale.
Per accedere a questo ultimo step, è necessario che il soggetto abbia giocato per quattro anni consecutivi a livello nazionale o aver vinto premi in ambito mondiale.
L’annuncio da parte del Ministero ha creato due fronti su tale questione, riconducibili a favorevoli e contrari.
I primi vedono come essa sia un grosso passo per un nuovo step nella crescita del mercato esportivo cinese.
I secondi sono dubbiosi riguardo alla possibilità d’applicazione delle regole del Ministero nonché le mosse attuate da quest’ultima.