Questo venerdì sono arrivate nuove notizie dalla Germania, ancora una volta grazie a Reuters. La Federazione Calcistica Tedesca (DFB) ha aperto per la prima volta le porte alle squadre di esport.
La notizia di per sé, riportata sul sito del NY Times, sembrerebbe un ottimo motivo per celebrare. Quanti fan vorrebbero vedere i propri team faccia a faccia con i colossi dello sport internazionale? Purtroppo però non sono mancate numerose critiche. Ancora una volta, i pezzi grossi del calcio tedesco si ritrovano sotto lo sguardo severo delle community del videogioco.
La dichiarazione
A far scaldare gli animi non è stata l’apertura in sé, che è ovviamente un’ottima notizia per tutti nel settore. A lasciare perplessi sono state invece le motivazioni dietro la decisione di accogliere solamente i giochi di simulazione calcistica. Alla base dell’esclusione degli altri esport c’è, infatti, nuovamente il problema “videogiochi violenti”.
«Questo è il motivo per cui il nostro impegno si limiterà a giochi e formati incentrati sul calcio» ha annunciato la DFB. «Per essere membri sarà necessario il riconoscimento da parte delle rispettive federazioni sportive regionali e da parte della DOSB (la Confederazione Tedesca degli Sport Olimpici)».
Secondo quanto dichiarato, inoltre, le simulazioni calcistiche dovrebbero esser definite come “esoccer” e non più attraverso l’etichetta di esport. Una mossa che rivela quanto la federazione sia intenzionata a separare nettamente il calcio da tutti gli altri videogiochi competitivi.
A un mese dalle scottanti dichiarazioni del presidente Reinhard Grindel, decisamente contrario al riconoscimento dell’esport come sport, questo nuovo annuncio suona come un’apertura tanto forzata quanto maldestra.
Quest’ultimo, in un commento riguardo tale iniziativa, ha fatto nuovamente trasparire una certa superficialità riguardo il fenomeno videoludico. «Se i giochi calcistici agiscono da complementari alle attività sportive del clan» ha dichiarato «e possono portare qualche persona a partecipare, allora ha il nostro supporto… Ma la nostra priorità rimane quella di far sì che bambini e giovani giochino il calcio in maniera attiva».
Le risposte
Se la decisione di una federazione calcistica di accostarsi esclusivamente alla propria controparte virtuale è più che comprensibile (e ha precedenti anche in Italia), l’atteggiamento di totale esclusione e scredito nei confronti di altre popolari discipline non poteva che far storcere il naso.
La maggior parte delle critiche mosse sui vari social alla pubblicazione della notizia si incentra proprio sul tentativo di dividere il mondo dell’esport.
La stessa ESBD, la Federazione Esportiva Tedesca, ha rilascaito una propria dichiarazione a riguardo:
"We welcome the decision of the DFB. But dividing the esports family isn't the right approach. Discrediting esports as 'killing games' and trying to find new words instead of understanding esports to the core doesn't reflect the state of the national discussion." – @hagnow (2/2)
— ESBD – eSport-Bund Deutschland (@ESBD_Verband) April 20, 2018
Nel lungo twit si rimprovera il tentativo da parte della DFB di gettare fango sui videogiochi definiti ‘Killing games’ (giochi di omicidi). Secondo la ESBD “screditare l’esport e tentare di trovare nuove parole al posto che che capire il cuore dell’esport non riflette lo stato della discussione nazionale“.
Tali dichiarazioni hanno ricevuto il totale appoggio da veterani della community, come Paul ‘Redeye’ Chaloner.
Does a name matter? Actually yes it does, it comes off as ignorance of what has been built already in esports and it lacks credibility on entry, things that are hard to come back from and potentially damaging to the brand.
You'll be welcome in esports if you are authentic. https://t.co/L0g8RxLUPs
— Paul Chaloner (@PaulChaloner) April 20, 2018