Nell’ultimo periodo il mondo del calcio ha dimostrato sempre più interesse per i videogiochi competitivi. Sono parecchie le squadre a vantare una propria divisione esportiva e a sponsorizzare giovani talenti in cambio di una buona dose di pubblicità.
Non sempre però la comunità sportiva è unita quando si parla della propria controparte virtuale, non sono poche le voci autorevoli che si dichiarano apertamente contrarie a questo fenomeno culturale, a volte tanto particolare quanto alieno, e arriva dalla Germania, proprio una delle terre floride dell’universo esportivo, l’ultima pesante opinione contraria.
Pretese assurde
L’ultimo no dalla Germania, in merito al dialogo esport e Olimpiadi, è arrivato da Reinhard Grindel.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Weser Kurier, dove si è discusso principalmente dello stato di salute del calcio tedesco, il Presidente della Federcalcio ha dichiarato:
E’ assurdo e sbagliato che gli esport possano avvicinarsi allo status di gioco olimpico o potersi definire sport. I ragazzi che si avvicinano ai club tedeschi non lo fanno più per il calcio o per la pallamano, ma con un controller in mano. Questo per noi è inaccettabile. Sport significa socializzazione e appartenenza alla comunità.
Esports ist für mich kein sport (per me l’esport non è uno sport).
Le sue parole replicano quanto già detto nel 2016 dal presidente del comitato olimpico locale Alfons Hofmann, che aveva chiuso le porte a un possibile ingresso degli esport nel comitato olimpico teutonico.
Le affermazioni di Grindel risuonano anche come un guanto di sfida verso il nuovo governo Merkel.
La regolamentazione e il riconoscimento degli esport sono entrati nell’accordo tra la cancelleria tedesca, Schulz e Seehofer (alleati per la formazione del nuovo governo).
Anche in una nazione come la Germania, considerata all’avanguardia per quanto riguarda le competizioni videoludiche, l’opinione pubblica rimane ancora divisa quando si tratta di esport.