La notizia è di soli 3 giorni fa ma ancora sta facendo discutere il mondo videoludico competitivo nostrano. Dopo l’apertura della FITA verso gli esport – più precisamente verso i fighting game – è tanta la curiosità che ruota attorno a questo nuovo progetto.
Quella del taekwondo sarà la prima Federazione sportiva del nostro Paese ad abbracciare pubblicamente la sua controparte “virtuale”. Quali sono, dunque, i suoi piani per lo sviluppo del settore? Lo abbiamo chiesto al dottor Angelo Cito (Presidente FITA da maggio del 2016) il quale, insieme al Consiglio Federale, ha dato un’improvvisa svolta alla questione del riconoscimento delle competizioni videoludiche in Italia.
TGM esports: Innanzitutto, come siete arrivati a questa decisione? Avete avuto precedenti contatti con il settore esport o con la stessa community italiana dei picchiaduro?
Angelo Cito: L’idea è nata a giugno scorso, mentre mi trovavo in Corea per i campionati mondiali di taekwondo. Lì ho potuto parlare con vari esperti del settore dell’idea di trasformare gli esport in vere e proprie discipline sportive. Parlando poi con il co-presidente dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 Tony Estanguet ci siamo scambiati un po’ di idee e ho pensato quindi di far studiare il fenomeno, per vedere come poterlo integrare in quello che è un sistema sport.
C’è una fascia di ragazzi che, oltre a praticare il taekwondo, giocano quotidianamente ai giochi elettronici. Mi sono chiesto quindi come far interagire i due mondi. Dal mio studio approfondito ho visto grossissime potenzialità, non solo dal punto di vista prettamente commerciale/di marketing (che è scontato) ma soprattutto per l’interesse che esercita sui ragazzi. La fasce d’età di chi si interessa all’esport e di chi pratica taekwondo coincidono.
Inoltre, lo stesso taekwondo è da sempre interessato alle novità. È tra le ultime discipline a essere diventata uno sport olimpico e ricordo che, quando accadde, la decisione fu ampiamente criticata. Da lì la corsa a cambiare i regolamenti, a creare organizzazioni… L’esport lo vedo molto simile: all’inizio può sembrare una cosa impossibile ma tutto sta nel rispettare quelle che sono le direttive dei CIO. Insomma, se crea tanto interesse nel mondo dei giovani c’è sicuramente del positivo.
TGM esports: Come avete intenzione di agire in tal senso? Che ruolo avrà effettivamente la FITA?
Angelo Cito: Le nostre idee sono molto chiare. Prima di tutto ascolteremo quelli che sono gli esperti del settore. Offriremo un’opportunità mettendo a disposizione l’organizzazione di quella che è una federazione sportiva strutturata e già consolidata. Naturalmente, parto dal presupposto che il giocatore vada considerato un atleta e che quindi avrà bisogno delle stesse cose di cui necessita un atleta di taekwondo, di calcio o di basket.
Ci occuperemo di corsi di formazione per i tecnici, organizzazione di eventi, promozione delle discipline che più si avvicinano a quelli che sono i giochi di combattimento, anche a livello culturale. Vogliamo mettere a disposizione una struttura per creare i fondamentali che permettano all’esport di diventare un’organizzazione dal punto di vista sportivo.
Il mio sogno è quello di avere una squadra nazionale di atleti di giochi elettronici vera e propria, che vada a competere a livello internazionale in rappresentanza dell’Italia. In Corea, da quel che ho potuto vedere, ci sono già eventi enormi e tantissimo interesse. Bisognerà cambiare la cultura, anche nei confronti del mondo dello sport, per considerare questi giocatori dei veri e propri atleti.
TGM esports: Quindi la FITA si occuperà solamente di giochi di combattimento? Non sosterrà tutto il panorama?
Angelo Cito: Personalmente, devo dire la verità, partirei appoggiando solo giochi di combattimento. Il motivo sta nel fatto che li vedo molto attinenti al mio mondo del taekwondo. C’è una corrispondenza tra chi combatte in maniera reale e chi in maniera virtuale, specialmente a livello mentale. Tutta questa somiglianza mi ha portato a sperimentare così. Poi si vedrà.
TGM esports: Avete intenzione di collaborare anche con gli attuali organizzatori di tornei in Italia?
Angelo Cito: All’inizio sicuramente cercheremo di avvicinarci e confrontarci con gli esperti del settore. È nostra intenzione tentare di collaborare con enti già esistenti per avviare il nostro percorso. Da principianti in un mondo di professionisti, dobbiamo iniziare a capire e dare il nostro. È importante per una federazione fare questo tipo di apertura. Non penso sarà difficile trovare il giusto tipo di sinergia.
TGM esports: Come pensate di promuovere il taekwondo tra i videogiocatori? Farete degli eventi in cui accosterete il settore videoludico a quello sportivo?
Angelo Cito: Esattamente, la prima cosa sarà questa. Il primo passo sarà inserire in importanti eventi di taekwondo i videogiochi. E sono certo che il 50 % degli atleti parteciperà anche al torneo virtuale! Soprattutto nelle competizioni internazionali più lunghe, tra un incontro e l’altro, mi capita molto spesso di vedere atleti giocare alle console. Ormai il gioco è parte integrante del mondo dei ragazzi.
TGM esports: Parlando del CONI che, invece, non ha mai davvero “appoggiato” in toto il settore videoludico…
Angelo Cito: Non la vedo in questi termini. Il Comitato Olimpico, che pone delle linee guida su quando considerare o meno una disciplina come sportiva, ha fatto questa apertura e intanto dobbiamo ragionarci sopra. Il CIO ha detto: “Iniziamo a vedere di cosa stiamo parlando. Per diventare sport bisogna avere questi requisiti, determinate caratteristiche”. Il nostro compito è far sì che queste caratteristiche si raggiungano nel più breve tempo possibile.
Il CONI ha avuto negli anni una capacità enorme di recepire le innovazioni. Basti pensare che fa capo a ben 380 discipline sportive, di cui solo una parte è diventata disciplina olimpica. Ci deve solo essere qualcuno che inizi a interessarsene.
Io ci credo davvero. Se una cosa interessa bisogna proporla nel modo giusto, in maniera che poi sia utilizzabile e incanalata in quelli che sono dei binari che portano al riconoscimento come disciplina sportiva e, chissà, anche come sport olimpico. Sono percorsi che richiedono i tempi, le persone e i cambiamenti giusti, ma non vedo perché l’Italia debba rimanere indietro in tal senso.
TGM esports: Molte associazioni e personalità italiane si sono mosse in questi anni per arrivare, prima o poi, all’istituzione di una vera e propria federazione italiana dell’esport. Se quel giorno arrivasse che ruolo avrebbe la FITA?
Angelo Cito: Questo oggi non posso saperlo. Per ora ho valutato la situazione prettamente dal piano organizzativo e sportivo. Poi, quella che sarà l’evoluzione dal punto di vista istituzionale, se ci sarà mai una federazione unica di esport, lo si vedrà.
Naturalmente, come presidente della FITA posso dire che ci adegueremo a quelle che sono le direttive del CIO e del CONI. Se il Comitato Olimpico Nazionale deciderà di fare una federazione degli esport sarei la persona più felice, perché vorrebbe dire che si è arrivati a istituzionalizzare un settore. Intanto però iniziamo ad aprire un percorso di organizzazione e disponibilità nei confronti di un mondo che, attualmente, è molto variegato. Fin quando non ci sarà un’organizzazione ufficiale che dice “ok parliamoci, facciamo le cose insieme” è normale che ognuno vada per i fatti suoi.
Il mondo del gaming ha già fatto grandi passi in così pochi mesi, tanto da interessare addirittura il CIO. Si inizia da persone come Tony Estanguet, per poi passare alla FITA e così via, per creare una sensibilizzazione verso questo mondo. Poi quel che verrà lo vedremo tutti insieme. Bisogna fare un passo alla volta e guardare al presente in positivo, altrimenti si rischia di tirare la corda ognuno dalla propria parte.
Ci sono sport che per diventare olimpici ci hanno messo 100 anni, altri 20. Già veder riconosciuti gli esport come una disciplina sportiva sarebbe un posso importante.