Mi ricordo il giorno in cui scrissi questo editoriale. Era l’inizio della mia avventura da redattore su TGM esports, un periodo ricco di entusiasmo e aspettative. Oggi, a 6 mesi esatti dall’apertura di questo sito, mi sono ritrovata a tirare le somme del mio/nostro operato, anche per via di certe discussioni nate in questo gran bel posto che è Internet. Come ce la siamo cavata io e i miei colleghi nella spietata giungla degli sport elettronici? Ma soprattutto, è cambiato qualcosa da allora?
Esport? Bleah!
Per prima cosa, in questi mesi ho realizzato che non esista un limite alle domande bizzarre che ti possono venir rivolte. A quelle classiche dei non giocatori sulla mia professione, si sono magicamente aggiunte quelle di una nuova e peculiare categoria di persone: i giocatori non spettatori.
«Perché scrivi di qualcuno che gioca invece di fare tu stessa una partita?», «Perché parlare di tornei videoludici in uno spazio riservato ai videogiochi? È off topic»
Cercare di coinvolgerli, o almeno di far sparire quella coltre di diffidenza e scetticismo verso il nostro settore, è una missione sorprendentemente difficile nella quale ripongo comunque ancora tante speranze. Certo, a volte è davvero molto più faticoso di quanto potessi immaginare. Sapere di essere riuscita a incuriosire giusti quella manciata di persone, però, riesce a farmi sentire vagamente soddisfatta.
Un sito di news nel 2017? LOL!
Un’altra doccia ghiacciata è stata scoprire che, proprio sotto il mio naso, la professione del redattore sia diventata una meme. C’è chi si informa solo tramite il proprio content creator preferito e chi sancisce l’inutilità di un sito di informazione nella “gloriosa” era degli influencer (che parola orribile, poi, influencer!).
Il nostro lavoro di studio, visione di tornei, scrittura e confronto continuo a quanto pare è passato in sordina, oscurato dai più accattivanti video in circolazione e dalla proliferazione di blogger e opinionisti. Vuoi conoscere le recenti mosse di mercato della tua squadra del cuore? Vai sulla pagina Facebook del cugino del tuo compagno di clan. Hai bisogno di sapere che influenza hanno gli esport sul mercato mondiale? Il tuo content creator ha pronto un video sull’argomento. Il suddetto non parla di qualcosa che reputi interessante? La community è morta e nessuno al mondo si interessa del tuo gioco preferito!
La totale estraneità di certe fasce d’età ai siti di informazione è qualcosa che mi ha genuinamente stupita. Sapevo che la tendenza fosse quella, ma non credevo che si arrivasse al punto di giudicare un articolo scritto su un sito come démodé. Sono diventata hipster senza nemmeno rendermene conto?
Team Play
L’ultima (ma non per importanza) scoperta è stata in realtà più che altro una conferma. Si tende a pensare, facendo un’analogia di facile comprensione, che il redattore sia come un giocatore di soloQ: che scriva il proprio pezzo in solitaria, che ne raccolga i frutti e che continui in questo modo limitando l’interazione con i suoi colleghi al minimo sindacale.
«Hai visto la Sud Corea al qualifier di Overwatch?» «Sì. Forte.» «Già… Però basta con ‘sti asiatici, che palle!»
Ecco amici miei, questo è ben lontano dalla verità. Invero, il nostro lavoro è molto più vicino a una partita in team. Per quanto ognuno all’interno del gruppo abbia un ruolo specifico (in questo caso uno o più argomenti del quale occuparsi), la collaborazione e il confronto quotidiano non mancano mai. Questo non per snaturare il pensiero personale di chi scrive, ma per permettere allo stesso di esprimere un concetto ben preciso che possa essere compreso senza fraintendimenti, e magari per fargli notare anche qualche particolare più sfuggevole. Purtroppo, nonostante i buoni propositi non sempre ci si riesce. Tuttavia noi redattori di TGM esports abbiamo affrontato difficoltà piccole e grandi, consapevoli di poter andare avanti e crescere fintanto che lavoreremo come una squadra.
Non solo. Ho altresì avuto conferma che, nonostante tutte le domande strane e le accuse di desuetudine, il nostro sito possa regalare qualcosa di buono se portato avanti con passione e professionalità e che che i videogiochi, se presi nel modo giusto, possano diventare non solo uno splendido hobby – come descrisse meglio di me un molto più brillante Claudio Todeschini sulle pagine virtuali di The Games Machine – ma anche un vero e proprio lavoro (pro-player, caster, redattore o quant’altro).
Siamo ben lontani dall’esserci avvicinati ai nostri obiettivi ma l’avventura è solo all’inizio. Per fortuna c’è ampio spazio per migliorare e imparare, specialmente da chi fa questo mestiere da più di 20 anni. Chissà che prima o poi non riesca a addirittura a dare dei titoli accattivanti ai miei pezzi!
Dopo questi 6 mesi, di qualcosa almeno sono sicura. Le notti insonni per seguire la Nazionale di Overwatch in diretta da Sydney non sono state del tempo perso e la prospettiva di seguire in diretta dal prossimo Milan Games Week 3 intere giornate di tornei italiani, dalla durata media di 10 ore, non mi spaventa più di tanto… per adesso.