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Radici – Un viaggio nella Polonia dell’esport insieme a G2A | Reportage

Nei 5 giorni spesi a gironzolare per la Polonia – su gentile invito di G2A – ho imparato diverse cose. Il suo mese più piovoso pare essere proprio luglio, la lingua scritta si serve di fin troppe consonanti e gli abitanti del posto dimostrano una peculiare quanto utile attitudine: quella di riuscire a cavare un ragno dal buco anche nelle situazioni di maggior difficoltà.

Non è un caso che, dopo la chiusura nel 1996, l’ormai esaurita miniera di sale di Wieliczka (vicino a Cracovia) sia stata trasformata in meta turistica, con tale successo da accogliere circa 800 mila visitatori all’anno.
Non è un caso nemmeno il fatto che proprio G2A, uno dei più popolari e grandi marketplace videoludici, sia nata nella piccola Rzeszów sulla scia della difficoltà nel reperire giochi a buon mercato già durante i tempi del comunismo.
Seguendo lo stesso ragionamento, non dovrebbe davvero sorprendere che il Paese sia diventato, in pochi anni, una vera e propria Mecca dell’esport.

Il settore competitivo polacco è florido, molto di più di quello italiano. Il Paese ha decine di squadre professioniste, attive anche nei tornei internazionali più prestigiosi, e tantissimi giocatori impegnati a vari livelli nelle competizioni locali ed estere.
Non solo. Come già accennato poc’anzi, la nazione stessa ha ospitato eventi importantissimi, non solo nelle sue città più famose. Più che per Cracovia (sede del PGL Major 2017), la Polonia è diventata celebre nel mondo videoludico competitivo grazie a Katowice.

Con i suoi 300 mila abitanti e le poche attrazioni in confronto alla capitale Varsavia, la cittadina di ex minatori non è mai stata una grande meta turistica. Eppure è lì che si sono tenuti il secondo Major di CS:GO della storia, nel 2014, e l’ESL One nel 2015. Ed è lì che tornerà, il prossimo febbraio, la più prestigiosa competizione dello sparatutto di casa Valve, all’interno della cornice degli Intel Extreme Masters XIII World Championship.

La miniera di sale di Wieliczka non ha mai smesso di essere una fonte economica per gli abitanti della zona. Oggi al suo interno sono state ricavate chiese, musei e ristoranti a circa 200 metri di profondità.

Quando si tratta di affari del genere non si può mai parlare di fortuna. Il merito per questa strana sinergia sta nell’aver saputo sfruttare quei pochi ma fondamentali punti a proprio favore: un ottimo collegamento con i Paesi europei vicini, la presenza della Spodek Arena (con i suoi 11.500 posti a sedere) e la capacità di attirare investitori.

«È tipico della Polonia trovare sponsor non endemici interessati a sostenere questo tipo di eventi. Grazie a loro si muovono persino le stesse città, per questo l’esport è arrivato fino a Katowice», ci ha raccontato Maciej Kuc, Head of Communication di G2A. «Come città non era popolare nemmeno qui, ma ora tutti ne parlano. Ci sono stranieri che della Polonia non hanno mai visto altro!
I comuni, oggi, stanno iniziando a contendersi i tornei più grandi. Sanno che, grazie alle dirette streaming, finiranno sugli schermi di milioni di spettatori su Twitch
».

In un quadro simile non c’era alcuna possibilità che G2A rimanesse fuori dai giochi.

Nel bene e nel male

Dalla sua comparsa nel mercato esportivo, nel 2014, l’azienda ha dichiarato di aver collaborato con più di 70 squadre e un centinaio di eventi. Tra i suoi partner più famosi non ci sono solo gli eroi di casa Virtus.Pro e i Na’Vi, ma anche Cloud9 ed SK Gaming.

Il motivo di tutto questo interesse ci è stato spiegato direttamente dallo stesso CEO della compagnia, Bartosz Skwarczek.
«Non stai semplicemente facendo qualcosa al PC. Stai imparando a comunicare con gli altri, stai migliorando le tue capacità decisionali e la cooperazione. È intrattenimento e insegnamento allo stesso tempo, qualcosa che bisogna spiegare ai genitori preoccupati per i figli e ai media».

Le maglie autografate dei team sono appese in un muro del centro R&D di G2A a Rzeszów

L’obiettivo di Skwarczek e del suo collega Rożek sembra essere quello di portare l’intero settore sotto la luce dei riflettori in maniera sana, con la giusta prospettiva. Ma c’è dell’altro. Come ogni azienda che si rispetti, G2A ha personalmente investito il proprio capitale su alcune organizzazioni di punta, impegnate nei titoli più disparati. Non sempre, tuttavia, le cose sono andate per il verso giusto.
L’attrito che fece più scalpore risale al 2015. Riot Games vietò all’azienda di sponsorizzare i team di League of Legends, per via della sua promozione di servizi di terze parti di vendita di account ed ELO boosting, pratiche (giustamente!) vietate dai termini d’uso imposti dal publisher.

Nonostante col tempo (non a causa della diatriba) quei siti siano scomparsi dalla pagina del marketplace, da allora le due società non hanno più collaborato. Questo non sembra essere un grave problema perché, a detta della stessa G2A, «i giocatori di LoL non comprano spesso altri giochi».
Le attività all’interno del settore dell’esport, però, sono continuate. Una delle iniziative più interessanti è forse stata quella del bootcamp organizzato per i team di CS:GO di Virtus.Pro e Natus Vincere lo scorso anno. Oltre 1,8 milioni di persone hanno visto le due squadre gareggiare in un divertente showmatch e 3 mila fan hanno partecipato all’evento meet & greet organizzato a Rzeszów.

«È stata una bellissima esperienza. I giocatori hanno potuto allenarsi ma anche rilassarsi, andare al cinema e divertirsi», ci ha spiegato Kuc. «La cosa più sorprendente è stata la reazione dei fan, c’erano gruppi di ragazzi che arrivavano persino fuori dalla sede di G2A per poterli vedere. Non ci aspettavamo un simile supporto persino qui a Rzeszów».

Il futuro

G2A è solo uno degli esempio più eclatanti di come l’esport stia diventando un business interessante per tutto il Paese. In Polonia esistono canali televisivi dedicati al mondo videoludico competitivo e il rapporto tra il settore e il medium sta diventando sempre più stretto col passare del tempo. Talmente tanto che il commentatore di CS:GO Peter “IZAK” Skowyrski, nel 2016, è finito a fare la telecronaca di una amichevole pre-europeo della nazionale di calcio in TV.

Personalmente, prima del viaggio ho sempre pensato che fosse davvero una strana accoppiata. Eppure sono bastati 5 giorni di full immersion in questa gigantesca e strana nazione per capire quanto mi sbagliassi.
Tentare di trarre vantaggio anche dalle situazioni meno vantaggiose ha portato la Polonia a correre, cadere e rialzarsi sempre. Nonostante gli errori commessi, il Paese non è intenzionato a smettere di sfruttare un possibile mercato redditizio.
Aver capito i vantaggi di un investimento simile l’ha portato avanti a tanti concorrenti europei, Italia compresa. Un’evoluzione su cui, forse, sarebbe meglio riflettere un pochino.

Altre info su Erica Mura

Adora i videogiochi perché ama immergersi nelle atmosfere magiche di qualsiasi mondo fantasy - da Lordran a Runeterra, da Atreia alla Sardegna. Dal cibo, sua altra grande passione, ha portato all'interno delle sue esperienze videoludiche la predilezione per il sale.

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