L’area dell’ex Unione Sovietica in queste giornate è diventata l’epicentro delle cronache esportive.
Lo sfondo delle proteste di Minsk e il riconoscimento del governo ucraino hanno spostato la luce dei riflettori verso le ex terre sovietiche.
Eventi che, in questo contesto, vedevano la Russia come una comparsa rispetto alle altre grandi.
Situazione, la quale, mutata in maniera repentina da parte del Presidente, Vladimir Putin, che ha ulteriormente rafforzato lo status degli esports in quel di Mosca.
Riconosciuti nel 2016 con il decreto Presidenziale n.470, Putin ha espresso la ferma volontà di voler portar tali competizioni anche nelle scuole.
Un progetto su larga scala che prevede, principalmente, la digitalizzazione e la modernizzazione degli istituti russi.
Obiettivi che possono essere raggiunti anche attraverso la realizzazione di eventi esportivi con protagonisti i vari plessi scolastici.
Una componente che trova, come in ogni dibattito, una fazione incline a ciò e una negativa totalmente.
Da una parte vi sono i grandi nomi della scena videoludica locale pronti a creare progetti sia dal punto di vista esportivo che educativo.
Basti considerare che gruppi come Mail.ru e ESForce possono riuscire le loro forze per realizzare tali aspettative.
Dall’altra vi sono i genitori e i presidi dei vari istituti, preoccupati che tale attività possa pregiudicare per l’andamento scolastico.
I quali considerano gli Esports come un “demone” da scacciare, una considerazione portata avanti anche dai media.
Basti considerare che nel 2018, Philipp Gross-Dneprov, magnate dell’industria informatica, aveva incolpato Dota 2, accusata di aver plagiato la mente di Vladislav Roslyakov, autore della strage di Kerch del 2018.