Come si costruisce un team? Chi sono le persone che, dietro le quinte, si occupano dei singoli giocatori e delle squadre? Queste sono alcune delle domande che spesso i non addetti ai lavori si pongono quando pensano al mondo dell’esport. Per scoprirlo, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Thomas De Gasperi.
Romano, classe 1977, è famoso ai più per essere uno dei componenti degli Zero Assoluto, insieme a Matteo Maffucci. Non tutti sanno, tuttavia, che la musica non è la sua unica passione. Da grande amante di videogiochi, De Gasperi non si è lasciato sfuggire l’occasione e, da un anno, è diventato anche uno dei proprietari e communication manager del team italiano Mkers.
Thomas De Gasperi: internazionalità e italianità
TGMesports: Thomas, grazie per la tua disponibilità! Come prima domanda ti chiedo come è nato il progetto Mkers?
Thomas De Gasperi: Il progetto Mkers nasce ufficialmente un anno fa, ma nella mente dei soci era il sogno di tanto tempo. Io, come appassionato, l’ho sempre sognato ma i tempi non erano maturi in Italia per questo tipo d’azienda. Ognuno dei soci fondatori ha portato la propria competenza all’interno del progetto – io nell’ambito della comunicazione, Amir Hajar nell’ambito dell’esport e Daniele Ballini e Paolo Cisaria nell’ambito del digital marketing.
Abbiamo una struttura di livello aziendale. Si inizia dalle basi creando un business plan, cercando gli sponsor e avviando un’attività di scouting per individuare giocatori adeguati al nostro progetto. Infine, abbiamo una caratteristica principale: nascere in Italia ma avere una visione internazionale.
TGMesports: Visione verso l’esterno che, come primo risultato, ha avuto la vittoria di Daniele “Prinsipe” Paolucci a Madrid agli Europei di FIFA, che ha portato l’accesso alle Finali di Londra.
Thomas De Gasperi: Quando abbiamo iniziato a spingere su FIFA era un periodo in cui i club di calcio si stavano muovendo, creando tensione anche ai non addetti ai lavori. Il risultato di Paolucci era inaspettato, nel senso che ottenerlo era difficile, specie in quel contesto.
Per Daniele ci son state altre tappe che hanno portato anche delle sconfitte, le quali fanno parte del suo percorso di crescita che ha cambiato anche il suo modo di porsi in game. È diventato più freddo e ha persino cambiato il suo nickname, da Prinsipe ad IcePrinsipe.
FIFA è stato il trampolino il lancio verso la creazione di team di altri titoli da proporre a livello internazionale.
TGMesports: La vittoria di Daniele ha portato alla nascita del team di Overwatch?
Thomas De Gasperi: Non è stata una diretta conseguenza di quella vittoria. La creazione del team di Overwatch è stata frutto di un lungo periodo di scouting e costruzione durato mesi, che ha portato a determinare i fantastici sei con un profilo internazionale. Era qualcosa che volevamo fare senza dimenticare la vena italiana.
Volevamo ciò anche perché un problema della scena italiana in generale sono i limiti economici. Noi, questi limiti, non volevamo porceli e abbiamo acquisito players di diversa nazionalità.
Dalla nostra impostazione, pian piano, anche altre squadre hanno iniziato a seguire questa strada e ciò ci fa piacere, cosi si può creare un mercato italiano con tanti referenti e una competizione interna valida.
TGMesports: La squadra di CS:GO può essere considerata l’eccezione che conferma la regola?
Thomas De Gasperi: Ti dirò, all’inizio abbiamo sentito alcuni team e non eravamo convinti; avevamo timore di portare un progetto solo italiano. Poi, guardando questi ragazzi – i quali fanno parte della storia di CS:GO italiana – nella finale alla Games Week di Milano siamo rimasti sorpresi e ci siamo appassionati. Anche con loro stiamo lavorando per portare avanti il team anche sulla ribalta internazionale.
TGMesports: Internazionalità che ha iniziato a regalare i suoi primi frutti.
Thomas De Gasperi: Infatti, siamo estremante soddisfatti dei risultati raggiunti sia nella Overwatch Open Division che in ESEA.
TGMesports: Avete intenzione di entrare anche in altri titoli, per esempio League of Legends?
Thomas De Gasperi: LoL, al momento, non ci interessa. Con mio dispiacere, per realizzare un team del genere bisogna pre-programmare anche la più piccola virgola.
Attualmente nei nostri piani ci sono Call of Duty ed Hearthstone e, al momento, vogliamo focalizzarci e curare fino al minimo dettaglio sia i titoli in cui siamo già presenti sia quelli in cui abbiamo intenzione di entrare, senza dimenticare l’internazionalità del progetto nonché la parte social e comunicativa del team.
TGMesports: Nella comunicazione, i vostri social media vi stanno dando un grosso aiuto.
Thomas De Gasperi: Sì! Noi non possiamo pensare che tutti sappiano chi sono i componenti dei team Mkers. Ci possono essere persone che si stanno avvicinando per la prima volta a questo universo e ci tengo molto a far conoscere, attraverso questi mezzi, i player o la realtà che descriviamo. Vorrei anche andare un po’ in contrasto con l’atteggiamento negativo e critico delle community verso coloro che vi entrano.
TGMesports: Atteggiamento negativo?
Thomas De Gasperi: Posso sembrare anziano, ma ci vuole tutela ed educazione sia verso i “die hard” che verso coloro che entrano per la prima volta in un gioco, per evitare che si sfoci in conseguenze negative.
Stiamo cercando il modo, anche attraverso i nostri giocatori, di comunicare che bisogna evitare di arrivare a questa deriva.
TGMesports: Visto il tipo di progetto che state portando avanti, avete mai pensato a una gaming house?
Thomas De Gasperi: Quando inizi a ragionare e fare mille progetti su cosa fare e inventare, il tutto passa per la gaming house.
Ci abbiamo pensato e, grazie a RDS, abbiamo la disponibilità in alcune zone di Roma per utilizzare location per i nostri contenuti. Certo, la gaming house ha la sua utilità, ti dà un boost incredibile per gli allenamenti nell’ambito dell’apprendimento e al lavoro di squadra anche se, ultimamente, sta avvenendo un’inversione di tendenza verso i bootcamp.
Chi ha la disponibilità di una base, secondo me, la dovrebbe sfruttare per creare più contenuti, raccontare la vita all’interno di essa visto che in tanti considerano un sogno entrarci.
TGMesports: In molti vedono il tuo ingresso – così come quello di Pagano o Battaglia – come un segno di rinascimento dell’ambiente italiano. Come si può progredire ancora di più con la scena nostrana?
Thomas De Gasperi: Con il dialogo. Sto monitorando anche altri team che hanno avviato un processo simile al nostro, come ad esempio gli Epok o gli EnD Gaming del mio amico Daniele (Battaglia, ndr). Solo con il dialogo si riesce a creare la base per poter far evolvere la scena.
Ogni team ha una storia e un proprio background culturale da importare. Nel nostro caso grazie ad Amir, che è considerato una delle basi portanti del progetto grazie alla sua immensa esperienza in questo mondo.
TGMesports: A proposito di EnD Gaming… Loro sono supportati da 105, voi da RDS. Si è creato una sorta di derby tra di voi?
Thomas De Gasperi: Sì, anche perché sia nel nostro che nel loro caso le due emittenti ci supportano nel lato della comunicazione, perché realmente interessate al progetto in questione. Inoltre, dato che io sono un cantante e lui è uno speaker radiofonico si è creato anche un dialogo tra i due team.
TGMesports: La radio è considerata un medium un po’ “antico” in questo universo. Quali sono state le sensazioni dei responsabili di RDS quando avete presentato il vostro progetto?
Thomas De Gasperi: Argomento delicato. Le radio sono sempre pro a queste idee, perché sono sempre alla ricerca di nuove forme di comunicazione e noi in RDS abbiamo trovato una porta aperta grazie anche ai loro dirigenti.
Una domanda che tutti si pongono è “quale sarà il mezzo di comunicazione del futuro?” Tutti rispondono internet, visto la facilità di reperimento dei contenuti. Nel mio caso, avendo due pargoli, faccio fatica a spiegare il tipo di contenuti che la televisione o la radio mettono in circolo, visto che basta prendere uno smartphone e andare su Youtube per trovare ciò che desideri.
Questo ragionamento lo si può fare anche negli esport: hai Twitch, Youtube o Facebook Live quindi scegli tu l’evento che vuoi seguire.
Tonando al discorso radio, esse si pongono bene alle innovazioni ma ciò non vuol dire che queste possano sostituire il vivere un’esperienza come andare al cinema o a un concerto. La stessa cosa riguarda gli sport elettronici, che non possono sostituire quelli tradizionali.
TGMesports: Parliamo un po’ di te. Chi è il Thomas videogamer?
Thomas De Gasperi: Il Thomas videogamer nasce nel 1997 con l’MMORPG Ultima Online, che mi era stato regalato da una mia ex. All’epoca non avevo una connessione, me la feci e giocavo solo di notte per avere una velocità migliore! Da lì sono poi passato a Warcracft 3, per poi proseguire su DotA e Dota 2. Ho seguito il The International 2017 con la favola del Team Liquid, credo che sarà una cosa difficile da ripetere.
TGMesports: E il tuo collega negli Zero Assoluto, Matteo Maffucci, cosa pensa di tutto ciò?
Thomas De Gasperi: In tutte le cose che facciamo – quindi anche in questa – Matteo mi supporta. Non è stato un appassionato come me e il suo massimo è chiudersi in casa la domenica pomeriggio con gli amici e farsi le maratone di PES.
Comunque sia si sta interessando e, anche in questo ambito, stiamo sviluppando delle idee che, chissà, potrebbero venire fuori all’interno del contesto televisivo rispetto che i canali digitali…
TGMesports: Ultima domanda! Il primo gennaio 2018 l’atteggiamento del CONI verso le org e team esportivi diventerà ancora più restrittivo. Quali conseguenze porterà secondo te?
Thomas De Gasperi: Onestamente, non riesco a capire il loro atteggiamento. Un giorno dicono “Sì, ok, gli esport ci interessano”, mentre il giorno dopo diniegano il tutto.
È un argomento delicato che a volte sfocia nella politica. A volte, quando qualcuno cerca di portar avanti un progetto incontra l’ostracismo dei poteri forti che vanificano ogni tuo tentativo.
Il nostro universo dovrebbe essere sostenuto anche a livello fiscale, visto che non esiste la categoria “giocatore professionista esportivo” nell’etimologia ed e un peccato.
L’esport non è una minaccia agli sport. È un’attività intellettuale, che non può supplire lo sport normale e capisco coloro che vorrebbero un’Olimpiade solo per i videogiochi competitivi. Il problema è che ci devono essere tante condizioni per poterle realizzare.