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Da videogame a esport, da giocatore a tifoso | Editoriale

Come si passa da videogame a esport?
La crescente popolarità degli sport elettronici continua a sollevare ciclicamente questo dubbio, rimasto tutt’ora senza una risposta. La vastità del panorama competitivo e l’assenza di un organo super partes che possa fornire guide e al tempo stesso delimitarne il confine rende davvero difficile capire cosa trasformi un videogioco, che si suppone nasca per intrattenere, in qualcosa di competitivo e bello non solo da praticare ma anche da vedere.

In questo editoriale parleremo proprio di uno degli aspetti più importati di questo settore: il pubblico. Il coinvolgimento dei fan, infatti, è senza dubbio uno dei fattori chiave del successo di qualsiasi forma di spettacolo e, di conseguenza, anche del passaggio da “gioco” a “esport”.

A misura di spettatore

Guardare singoli atleti o squadre sfidarsi all’interno di un torneo è un passatempo utile non solo ai fini dell’intrattenimento, ma anche per migliorare la proprie prestazioni. Seguire più partite di alto livello accresce moltissimo la conoscenza del titolo in questione e spinge l’utente più o meno “casual” a sperimentare a sua volta.

 

L’organizzazione stessa dei tornei, dunque, punta sempre di più a migliorare il rapporto con il proprio pubblico. I titoli principali hanno più di un canale di streaming in cui le partite vengono commentate in lingue differenti, gli host facilitano la comprensione delle azioni principali dopo i singoli match, proponendo replay e grafici, e i social media manager coltivano la partecipazione dei fan attraverso sondaggi e domande. Chi guarda si sente in questo modo non più solo uno spettatore passivo, ma parte integrante dell’evento stesso. In questo modo è più invogliato a seguirlo e, perché no, anche a coinvolgere qualcuno dalla sua cerchia di amici.

Il fascino della sfida

Ma la capacità di catturare lo spettatore con un bel match a livello tecnico non è l’unico fattore importante per la trasformazione da videogame a esport.
Per capire il perché, partiamo dall’esempio degli sport tradizionali. In alcuni casi, come il calcio o la boxe, le squadre o gli atleti si sfidano direttamente in match gli uni contro gli altri. In altre discipline, come l’atletica leggera invece, gli atleti fanno la propria gara a turno e soltanto alla fine, grazie ad una classifica, viene proclamato il vincitore.

Quando questo stesso concetto viene traslato nel mondo dvideoludico, però, le cose cambiano. Se un torneo di Dota 2 o di FIFA viene considerato esport, perché non non lo è, per esempio, una speedrun?

Durante Games Done Quick, i giocatori propongono a turno una serie di speedrun in una lunga maratona di beneficenza

 

Completare i giochi single player nel minor tempo possibile è una pratica nata quasi insieme ai videogiochi stessi. Le live di Games Done Quick  e ESA marathon su Twitch raccolgono ogni stagione tantissimi spettatori e alcuni singoli “runner” godono di una discreta popolarità come streamer. Questo perché guardare una persona “rompere il gioco” e batterlo in tempi incredibilmente esigui è davvero un bello spettacolo, specie se lo stesso spettatore conosce il titolo in questione. Allo stesso tempo però, anche uno che non ha mai visto un gameplay di Dark Souls, per esempio, può capire ciò che accade, tifare guardando il tempo scorrere nel cronometro e gioire quando si guadagnano secondi preziosi.

Se la community è così presente e longeva, qual è quindi il “problema” delle speedrun? Semplicemente la mancanza, salvo in rari casi, della competizione diretta tra i runner durante un singolo evento. Ciò che il giocatore sfida in questi casi è il cronometro stesso (che sia quello del record del mondo o il suo “personal best”). Non c’è il brivido di assistere a un torneo, dove due atleti si svidano testa a testa o si esibiscono per poi attendere in silenzio durante le performance dell’avversario. Non c’è l’adrenalina di una circuito a gironi o di una finale, nessuno che viene proclamato vincitore davanti al pubblico in festa e qualcuno che viene consolato per aver perso un’occasione importante.

La vittoria di una persona in qualsiasi sport, tradizionale o elettronico, comporta necessariamente la sconfitta di un’altra. La loro gioia e la loro delusione portano il pubblico ad appassionarsi, siano essi calciatori o giocatori professionisti di CS:GO.
Perché in fondo, senza il tifo e il trasporto emotivo dei fan non si parlerebbe solo di semplici videogame?

Altre info su Erica Mura

Adora i videogiochi perché ama immergersi nelle atmosfere magiche di qualsiasi mondo fantasy - da Lordran a Runeterra, da Atreia alla Sardegna. Dal cibo, sua altra grande passione, ha portato all'interno delle sue esperienze videoludiche la predilezione per il sale.

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