Quando ho pensato di scrivere questo editoriale per TGM esports, mi sono chiesto quale potesse esserne il senso e quali spunti di riflessione sarebbero potuti venire fuori da un pezzo simile.
La mia risposta è stata secca e decisa: l’incontro tra Sport Elettronici e disabilità non può restare un argomento a margine e deve essere giusto parlarne attraverso le pagine di questa rivista e non solo.
Sport o esport, il discorso cambia
Quando si parla di Sport si fa spesso riferimento a relazioni con il mondo della disabilità. Tutte le discipline sportive hanno almeno un settore paralimpico sia a livello di federazioni nazionali che internazionali. Ogni anno nel mondo si organizzano eventi e tornei esclusivamente per disabili, dove la loro condizione è semplicemente intesa come la normalità e gli atleti vengono posti sempre al centro di ogni progetto.
Vi assicuro che prendere parte ad una manifestazione del genere è qualcosa che ti rimane davvero dentro e ti lascia un ricordo indelebile nella memoria. Se dal punto di vista sportivo la disabilità non è praticamente più un tabù e si è riusciti a raggiungere, dopo anni di sforzi ed investimenti, un pari livello culturale, sociale e agonistico, nel mondo degli Sport Elettronici non si può dire lo stesso.
Prima di addentrarci in questo discorso bisogna tuttavia fare una piccola e doverosa premessa. Gli Sport Elettronici in quanto tali sono nati da relativamente poco tempo, specie nel nostro Paese, ed i progetti portati avanti anche a livello mondiale sono semplicemente ancora in fase embrionale. Tuttavia alcuni piccoli passi in avanti negli ultimi anni sono stati fatti con l’organizzazione di alcuni grandi tornei para-esportivi che hanno coinvolto anche diverse nazioni e che si sono tenuti nel 2011 in Siberia e nel 2014 in Sud Corea.
Allo stato attuale i tornei specifici per giocatori con disabilità fisiche, motorie o psichiche sono semplicemente un miraggio e non sembrano esserci investimenti importanti in questo senso da parte di tutte le più grandi organizzazioni internazionali, più concentrate a sviluppare i propri progetti attraverso altre forme.
Molti eventi sono aperti anche a giocatori disabili
Per sopperire alla mancanza di tornei specifici per giocatori disabili, molto spesso si ha la possibilità di prendere parte ad eventi open che, pur vedendoli protagonisti, costituiscono molto spesso (specie nei casi di disabilità più importanti) delle prove insuperabili.
Tuttavia questa tipologia di tornei è estremamente interessante poiché l’integrazione delle persone con disabilità all’interno del contesto sociale è estremamente importante, anche sotto un profilo prettamente psicologico.
Il fatto di doversi confrontare con persone disabili che per loro natura potrebbero fare gesti e movimenti completamente diversi dai propri – tenere il pad in modo diverso, pensare in modo diverso e parlare in modo diverso – permette di entrare in un mondo nuovo e culturalmente rilevante, in quanto si ha l’occasione di scambiare pensieri, opinioni e consigli su di un gioco che è solo il mezzo per l’incontro tra due differenti realtà.
Mi è capitato recentemente di andare a seguire per TGM esports “The Colosseum“, evento di Street Fighters V tappa del CAPCOM Pro Tour di Roma. Questo ha visto la partecipazione anche di un giocatore non vedente. Il fatto di vederlo prendere parte ad un torneo tra i più importanti del mondo, confrontarsi con avversari che sarebbero stati difficili anche per un atleta normodotato e super allenato, mi ha dato la forza e lo spunto per scrivere questo editoriale.
Vedendolo giocare alla pari contro avversari non disabili mi sono però domandato: ma allora cosa è giusto? Organizzare un evento dedicato, come ad esempio una “paralimpiade” degli Sport Elettronici, oppure dare loro la possibilità di esprimersi attraverso i tornei ordinari?
Una domanda da un milione di dollari
Personalmente credo che bisognerebbe seguire i passi degli Sport tradizionali, avvicinandosi sempre più alla creazione di circuiti specifici per il disabile.
Tuttavia gli Sport Elettronici non rientrano propriamente nella categoria che potremmo definire come Sport di movimento, quanto invece a quelli della mente.
La Federazione Scacchistica italiana, ad esempio, organizza annualmente dei campionati per disabili ma permette loro anche di partecipare a tutti gli altri circuiti nazionali presenti sul territorio e non solo.
In poche parole in questo caso la sottile linea di separazione tra abile e diversamente abile scompare, in quanto ad occhio nudo le uniche differenze possono essere semplicemente fisiche ma questo non implica problemi nel corretto svolgimento delle gare e non ne pregiudica la qualità.
Concludendo questa prima parte di articolo, bisogna arrivare al punto che non ci siano differenze o peggio ancora discriminazioni in un torneo di Sport Elettronici per un atleta diversamente abile, che deve avere pari diritti e pari opportunità di un atleta non disabile nell’accedere alle competizioni.
La tecnologia al servizio della disabilità
Molti degli Sport tradizionali, purtroppo, possono essere usufruiti solo da una piccola porzione della grande quantità di giocatori diversamente abili presenti nel mondo.
Gli Sport Elettronici invece hanno la straordinaria opportunità di dare a tutti una possibilità. Nel mondo degli esport, così come in tutte le altre discipline della mente, il giocatore disabile può trovare la sua strada, qualunque sia il suo grado di disabilità.
Questo è un grande vantaggio, in quanto la stessa tecnologia può essere utilizzata al servizio del disabile. Il fatto di tenere impegnati mente e corpo a fini videoludici, anche solo amatoriali, permette di rimanere allenati e vigili e poter comunicare con persone di tutto il mondo è un vantaggio straordinario per una persona diversamente abile, che può inserirsi senza alcuna paura di essere discriminato all’interno di un network immenso e privo di barriere architettoniche.
Proprio su quest’ultimo punto, quello del network, mi piace sempre ricordare un talento straordinario Massimiliano “MacsHG” Sechi, che anni fa diventò il primo giocatore diamante su League of legends a giocare “senza mani“.
Nel corso della sua carriera Massimiliano è passato dall’essere un giocatore di altissimo livello a ricoprire il ruolo di motivatore, diventando ben presto fonte di ispirazione per decine di migliaia di altri ragazzi che ascoltando le sue parole imparavano non solo a conoscere lui ma anche una realtà, quella della disabilità, completamente differente e che semplicemente, a torto, ignoravano.
Ricordo di avere incontrato Massimiliano durante una edizione del Lucca Comics and games di qualche anno fa, una persona umile e di grande cuore che ha saputo trovare negli Sport Elettronici la strada che lo ha poi proiettato nel mondo lavorativo attuale.
Gli Sport Elettronici nelle scuole come strumento sociale
Premettendo che chi scrive non ha competenze in ambito psicologico e pedagogico e che questa parte dell’articolo si basa su supposizioni non avvalorate da tesi scientifiche comprovate, vi invitiamo a leggere queste righe con occhio sufficientemente critico ma tenendo in considerazione quanto appena sottolineato.
Gli Sport Elettronici come disciplina della mente, hanno la possibilità di essere un valido strumento nelle scuole, nelle università e negli ambienti pedagogici a sostegno di progetti sociali.
Durante il percorso scolastico un alunno disabile si trova spesso ad affrontare, purtroppo ancora nel 2017, dei problemi di emarginazione o peggio ancora di bullismo.
In questo contesto gli Sport Elettronici possono aiutare e possono rappresentare il primo passo verso una normalizzazione della figura del disabile all’interno della nostra società fin dall’età scolastica dell’infanzia.
La tecnologia di pari passo alla diffusione di una cultura degli Sport Elettronici nel nostro paese potrebbe migliorare questo aspetto che rappresenta un problema diffuso e concreto da non sottovalutare a livello culturale e sociale.
Uno spunto di riflessione conclusivo
In questi anni gli Sport Elettronici saranno chiamati ad un vero e proprio banco di prova, non solo in Italia ma anche in tutto il mondo.
La rivoluzione dei tornei digitali, l’evoluzione dello Sport inteso come movimento di massa sta portando a scenari imprevedibili ma nei quali la figura del disabile non deve essere ignorata o peggio ancora isolata.
La diffusione degli Sport Elettronici ha il dovere di smuovere le coscienze e abbattere i pregiudizi di una società che tende sempre a mettere paletti ma che in realtà ha solo paura dei propri spettri e delle proprie ombre riflesse su uno specchio.
Mi piace sempre dire questa frase a chi mi dice cosa possano c’entrare gli Sport Elettronici con la disabilità: “Giocando a Starcraft II bendato non potrò mai sapere quale avversario mi troverò ad affrontare, poiché a livello videoludico non esistono differenze.”
Vi invito a riflettere sull’intero articolo ed a lasciarmi un commento sincero, diretto.
Mi aspetto un confronto maturo e magari argomentato da tesi tecniche e scientifiche a sostegno o meno delle tesi e delle ipotesi da me elaborate nel medesimo editoriale.