L’Arabia Saudita, negli ultimi anni, sta scalando posizioni all’interno della gerarchie dell’Esports mondiale.
L’investimento ingente del Governo, attraverso il Fondo PIF, ha portato la nazione con capitale Riyadh a diventare una delle mete delle competizioni videoludiche.
Una crescita che ha portato alla creazione di realtà come, ad esempio, i Falcons o quell’Esports World Cup che caratterizza, da un paio d’anni, l’estate esportiva.
Uno scenario, che, però, in queste ore, ha iniziato a mostrare una piccola crepa, chiamata Esports Olympics Games.
La rassegna a cinque cerchi dedicata all’universo videoludico competitivo, realizzata dal CIO, era in programma, nello stato asiatico nel 2027.
Era, visto che, in queste ore, è stata annunciata la chiusura della cooperazione tra l’ente olimpico e il comitato olimpico saudita.
Tale collaborazione prevedeva lo svolgimento di tre edizioni dell’evento nell’arco di dodici anni, a partire dal sopracitato 2027.
Una decisione, presa di comune accordo, per permettere alle due realtà di poter perseguire i propri obiettivi attraverso approcci differenti.
Motivazioni
Lo scarno comunicato stampa emerso in rete non specifica, implicitamente, quali possono essere le motivazioni che hanno portato alla cancellazione dell’Arabia Saudita come sede inaugurale dell’Esports Olympics Games.
Uno scenario in cui si naviga nel campo delle ipotesi dove, in primis, vi è la politica della “non violenza” del comitato olimpico.
Elemento già discusso, storico l’affermazione del presidente del CIO, Thomas Bach, riguardo all’esclusione di titoli violenti, come i FPS, da eventi legati ai cinque cerchi.
Elementi di ipotesi possono ricercare sia nella difficoltà da parte del CIO delle negoziazioni tra i vari publisher e sia nell’aspetto “grigio” del governo saudita.
Da un lato, tali ostacoli possono essere collegati alla ritrosia di alcuni nel concedere la licenza per l’organizzazione di eventi da parte di terzi.
Dall’altro lato, invece, l’annosa questione dei diritti umani non rispettati da parte di Riyadh, sempre al centro delle indagini da parte delle organizzazioni umanitarie.
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