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Professionista ad otto anni: il caso Joseph Deen

Fortnite è sempre stato al centro dell’attenzione, sia nella buona che nella cattiva sorte, all’interno dell’universo videoludico competitivo.
Dai milioni della prima World Cup alle vicende moderne, il titolo targato Epic Games riempie le cronache sia a livello di competizioni che di storie.
L’ultima, in ordine cronologico, è quello che sta accadendo negli States dove ha fatto scalpore la notizia di un nuovo record di precocità.
Il Team 33, organizzazione di Los Angeles che vanta tra i suoi finanziatori personalità del calibro di Post Malone e Drake, ingaggia Joseph “Gosu” Deen.
Una notizia come tutte le altre che si trovano all’interno delle rotative ma la particolarità è riguarda la sua età.
A soli 8 anni, Deen è il più giovane giocatore a firmare un contratto da professionista, per lui un bonus alla firma di 33.ooo$ e una postazione PC da 5.o00$.

Tale vicenda ha risollevato la questione che, lo scorso anno, aveva riempito i dibattiti riguardo l’ingaggiare sempre più giovani.
Il caso Jordan Herzog ha fatto da apripista a tale dibattito riguardante, in principal modo, l’educazione scolastica dei bambini in questo universo.
Una situazione in cui, anche in Italia, ci si è posti qualche quesito in merito, dove il psicologo Marco Lucchetta, ha fornito una linea guida.

“Creare una carriera nel professionismo esportivo sia cosa difficile, molto più che nel settore sportivo tradizionale.
Bisogna trovare un punto d’equilibrio: giocare competitivo all’inizio può e deve essere solo puro divertimento.
Puoi trasformarlo in un lavoro solo e soltanto quando stai già vincendo eventi importanti con montepremi significativi, altrimenti non ha proprio senso.”

Altre info su Giuseppe Bortone

Nato in terra di lavoro (fiero di essere terraiuolo! ) cresciuto a pane, arcade e i programmi della Gialappa's (e ancora oggi li seguo) Nel corso degli anni una nuova passione è entrata nel suo percorso , la musica russa ( e non chiedete il perchè)

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