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On-Air – Dietro le quinte di un evento esport

Ormai conosciamo piuttosto bene il mondo e le abitudini delle squadre di esport, dai membri del team a quelli dello staff. Sappiamo anche quanto siano importanti i talent per la buona riuscita di uno spettacolo dal vivo – che sia un match di campionato in uno studio televisivo o una finale mondiale allo stadio.
Ma sono davvero questi gli unici lavori possibili all’interno del settore videoludico competitivo? Niente affatto.
Nonostante, spesso, l’attenzione del pubblico e dei divulgatori (giornalisti compresi) sia giustamente attratta da chi sta davanti alle telecamere, è altrettanto importante soffermarsi anche su tutti quei professionisti che affollano il “dietro le quinte” di un evento.

Non solo perché è un dovere riconoscere il loro impegno quotidiano, ma anche perché forse si tende a non sottolineare abbastanza il fatto che l’esport, in quanto industria dal valore di centinaia di milioni di dollari, è a tutti gli effetti un ambito perfetto per tantissimi giovani (e non) in cui spendere le proprie competenze, che non sono limitate solamente alla bravura nel giocare o nel tenere un microfono in mano.

“3… 2… 1… Go!”

Come si passa da un DreamHack al Bird’s Nest?
La crescita costante degli spettacoli videoludici competitivi ha raggiunto una velocità frenetica negli ultimi anni. Il merito non è stato solo delle case di sviluppo, che hanno investito tempo e denaro nel settore, ma anche di alcuni professionisti visionari che hanno saputo vedere al di là di un semplice schermo.

Ariel Horn è il Global Head of eSports Content di Riot Games, il produttore esecutivo dell’NA LCS e del mondiale di League of Legends del 2017.
Proprio con quest’ultimo evento ha vinto il suo quarto Sports Emmy Awards per Live Graphic Design della sua carriera, dopo quelli conquistati con la NBC per le cerimonie d’apertura dei Giochi Olimpici di Sydney, Salt Lake City e Atene.

A sinistra il primo LoL World Championship (2011) al DreahmHack Jönköping. A destra il LoL World Championship del 2017, al National Stadium di Pechino

Il passaggio per lui è stato naturale. «Mi sono subito innamorato degli esports perché i fan erano così appassionati», ha dichiarato in una intervista a Inven Global. «Ho pensato che avrei potuto fare una grande differenza se avessi potuto portare i miei anni di esperienza in broadcast e storytelling a questo nuova forma di sport».

Per rendere possibile un evento di così larga scala, Horn ha avuto bisogno di riunire, accanto a sé, centinaia di professionisti. Dai registi ai cameraman, dagli addetti alle luci ai microfonisti, tantissime persone hanno affollato i dintorni dello stadio di Pechino, così come quelli di ogni singola manifestazione di esport degli ultimi anni.
La preparazione dell’intero spettacolo è lunga e faticosa e varia da caso a caso. La diretta dei campionati si costruisce, nel dettaglio, di settimana in settimana; per un mondiale, invece, i preparativi possono invece cominciare addirittura l’anno precedente.

È difficile immaginarsi uno scenario del genere quando si è abituati a vedere solamente il prodotto finale. Per questo, se siete curiosi di sapere cosa accade davvero dietro le quinte, potete dare uno sguardo a questi due splendidi mini documentari, firmati proprio dalla stessa Riot Games: EU Produtcion e Roadshow.

Osservatore speciale

Continuiamo a parlare di regia. Ora che abbiamo visto in azione la troupe e gli operai, manca ancora un tassello importante: chi si occupa di farci vedere il gioco in sé?
La domanda potrebbe non nascere così spontanea. Tantissimi titoli hanno una regia automatica e spesso, quando si ha a che fare con tornei a basso budget (magari a livello nazionale) questa risulta la soluzione più comoda e meno dispendiosa. Negli eventi più grandi, tuttavia, nulla è lasciato nelle mani di un bot, meno che mai la parte più importante dell’intero evento.

Heather ‘sapphiRe’ Garozzo è una donna americana di 33 anni. Ex giocatrice professionista di Counter-Strike e Counter-Strike: Source, oggi è conosciuta nell’ambiente (anche) come observer – o osservatrice.
Il suo lavoro consiste nel guardare in diretta, dietro le quinte, i match dei tornei e fornire agli spettatori la migliore regia possibile. È lei che decide l’azione da seguire, il punto di vista di quale giocatore, persino i replay da mandare in onda.

SapphiRe è a tutti gli effetti una storyteller alla pari di caster e host (con i quali è in costante comunicazione durante la trasmissione). In quanto tale, deve avere grande dimestichezza non solo con il titolo, ma anche con le squadre e i singoli giocatori, per riuscire ad “anticiparne” i movimenti e le azioni.

Spesso e volentieri, dietro le quinte di un grande evento c’è più di un observer. A ognuno viene dato un compito specifico, come seguire l’azione principale oppure i movimenti del resto dei giocatori “fuori dall’inquadratura”.

Per quanto la visuale da spettatore sia pressoché ottimizzata in quasi tutti gli esport moderni, c’è ancora qualche caso in cui, in assenza di un buon osservatore, le partite sarebbero pressoché inguardabili.
Giochi come Overwatch, già complicati da seguire per la loro complessità meccanica e visiva, hanno bisogno di specialisti di prim’ordine quando si tratta di tornei di livello internazionale. Anche nel caso di fenomeni più recenti, come nel caso dei battle royale, è necessario trovare ancora la giusta chiave di lettura.
Saper destreggiarsi tra visuale in prima e terza persona, zoom e panoramiche potrebbe sembrare una fesseria ma è, probabilmente, uno dei compiti più ardui da svolgere dietro le quinte.

Esport style

Se il lavoro degli observer può giungere nuovo per alcuni, figuriamoci quello dei makeup artist! No, non stiamo parlando di sfilate di moda, né di gare di cosplay. Quando ci sono di mezzo delle telecamere, è praticamente certo che in giro, armati di pennelli e spugnette, ci siano anche dei professionisti pronti a ritoccare il viso di chiunque venga inquadrato.

Non solo i talent, ma anche gli stessi giocatori vengono preparati a dovere prima di gareggiare in diretta streaming. «Per quanto ‘Soembie’ sia assolutamente stupenda e naturalmente bella, dobbiamo ancora fare un trucco completo», ha spiegato la makeup artist Rosa “Mama Rosa” Menendez qualche giorno fa, su Twitter. «Il modo in cui l’illuminazione e le telecamere funzionano fa sì che chi non indossa trucco sembri sudato, sfinito. E sì, lo stesso vale per i ragazzi!»

Per quanto sia importante l’effetto finale durante l’inquadratura, non è l’unico motivo per il quale competenze simili sono altamente richieste. L’esport, oltre che una massima dimostrazione di agonismo, è anche uno spettacolo. È una vetrina per i vari brand che vi partecipano, specialmente in Paesi come la Corea del Sud, dove il settore è già diventato completamente mainstream e i giocatori arrivano a essere popolari tanto quanto da noi lo sono i calciatori.

Tutti, dunque, hanno bisogno di costruire un’immagine e un’identità ben definita da mostrare ai propri fan. Non solo grazie alla propria bravura e alla personalità ma anche, più semplicemente, con il proprio “stile”.
Che sia per il look elegante della presentatrice Anna Prosser Robinson o per i capelli sbarazzini di Matt “coolmatt” Iorio degli Houston Outlaws, noi spettatori dobbiamo sicuramente a questi instancabili professionisti del trucco un grandissimo riconoscimento. Senza di loro, probabilmente, i nostri giocatori e talent preferiti sarebbero un po’ meno iconici e riconoscibili.

Tirando le somme, dunque, c’è ancora tanto da fare dal punto di vista divulgativo. Non bisogna dimenticare che ciò che compare sui nostri schermi è solo una delle due facce di questa grande medaglia che è l’esport. Dietro le quinte c’è professionalità, c’è entusiasmo ma soprattutto, come ogni industria che si rispetti, c’è lavoro. Al giorno d’oggi possiamo davvero permetterci di ignorarlo?

Altre info su Erica Mura

Adora i videogiochi perché ama immergersi nelle atmosfere magiche di qualsiasi mondo fantasy - da Lordran a Runeterra, da Atreia alla Sardegna. Dal cibo, sua altra grande passione, ha portato all'interno delle sue esperienze videoludiche la predilezione per il sale.

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